Chiesa dei Santi Michele e Gaetano

Piazza degli Antinori 2. (Apri Mappa)
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Descrizione

La chiesa dei Santi Michele e Gaetano, più spesso chiamata semplicemente San Gaetano, è un luogo di culto cattolico che si trova in piazza Antinori in prosecuzione di via de' Tornabuoni a Firenze, uno dei più importanti esempi di stile barocco nella città.La chiesa, già dedicata all'arcangelo Michele e detta San Michele Bertelde, le cui origini affondano almeno all'XI secolo: Michele era infatti un santo protettore dei longobardi. Una prima documentazione sulla chiesa risale al 1055, quando veniva indicata tra i possedimenti della potente abbazia di Nonantola presso Modena.Dopo essere stata curata dal clero regolare fiorentino, venne utilizzata dai monaci olivetani di San Miniato al Monte. All'epoca la chiesa contava un'unica navata, con il tipico orientamento verso est, ed aveva un'abitazione per i monaci ed un chiostro. Della chiesa primitiva, distrutta definitivamente nel 1640 quando la navata della nuova chiesa era completata, restano poche tracce: tre rilievi in marmo facenti forse parte del portale romanico, oggi nella Cappella Antinori e raffiguranti San Michele, San Pietro e San Miniato.Nel 1592 venne concessa ai Teatini, uno dei nuovi ordini protagonisti della Controriforma, che affiancarono alla tradizionale dedica a San Michele quella del loro fondatore San Gaetano di Thiene, ma solo dopo che venisse canonizzato, il 12 aprile 1671 ad opera di Clemente X. I nuovi titolari dell'edificio decisero di ricostruirlo ex novo con un ambizioso progetto, concepito dagli stessi religiosi (come padre Anselmo Cangiano e padre Andrea Castaldo, fondatori della comunità fiorentina) e di don Giovanni de' Medici ed elaborato da Matteo Nigetti che non sappiamo in che misura tenne conto dei suggerimenti. Pare inoltre che già nel 1597 il Buontalenti ne avesse fatto un progetto, trasformato in un modello ligneo (oggi perduto) da Dionigi Nigetti, padre di Matteo. I Teatini erano entrati presto in ottimi rapporti con l'aristocrazia fiorentina, che elargì donazioni, legati e generose elemosine. Oltre alla benedizione del papa fiorentino Clemente VIII essi furono sovvenzionati dalla stessa famiglia granducale: la granduchessa Cristina di Lorena, moglie di Ferdinando I, e suo figlio il cardinale Carlo de' Medici, il cui nome si legge ancora oggi sulla facciata, elargirono un regolare finanziamento per la costruzione. Particolarmente attivi furono anche gli Antinori, che avevano il palazzo antistante la chiesa.Le nobili famiglie dell'entourage della corte granducale, impegnate a realizzare intorno a via Tornabuoni una delle zone più fastose della città, speravano con San Gaetano di creare la più bella chiesa barocca di Firenze. Ed in effetti, in questa mirabile opera architettonica, costruita, arredata e decorata nell'arco di un secolo, dal 1604 al 1701, si può ripercorrere la storia dell'arte sacra del Seicento fiorentino. La prima pietra venne solennemente posta il 22 agosto 1604. Matteo Nigetti seguì i lavori fino al compimento del transetto e del coro, quando nel 1633, prima gli successe l'architetto di corte Gherardo Silvani, coadiuvato dal figlio Pierfrancesco.Nel 1631 i Teatini posero lo stemma del loro più illustre benefattore, Carlo de' Medici, all'interno della chiesa, al centro della volta della crociera. I Silvani completarono il corpo della navata e le cappelle laterali, continuando il progetto originario. Il 29 agosto 1649 il cardinale Carlo consacrò solennemente il tempio, che non disponeva ancora della facciata. Nel 1701 la costruzione fu completata con l'ampliamento scenografico della scalinata su piazza Antinori.Nel 1785, in seguito alla soppressione dei Teatini, la chiesa divenne parrocchia.La facciata costruita nella tipicamente fiorentina pietraforte, è uno stile nuovo rispetto agli schemi che i fiorentini erano abituati a vedere nelle facciate delle chiese di Firenze, infatti rispecchia un gusto tipicamente romano, a partire dalla scalinata. Essa fu abbellita da sculture in marmo bianco, che risaltano sullo sfondo color avana opaco. Venne messa in opera a partire dal 1648 e conclusa nel 1683, senza le sculture. Cosimo III, all'epoca gran principe, sovvenzionò con il pagamento di 40 scudi al mese il progetto per la decorazione della facciata, tra il 1688 e il 1693. Architetto incaricato del progetto fu Gherardo Silvani, che prese sicuramente a modello la vicina facciata di Santa Trinita del Buontalenti, elaborando una realizzazione ancora più trionfalmente teatrale. All'epoca doveva anche essere stato influenzato dai due modelli lignei per la facciata del Duomo di Firenze del Buontalenti stesso e di Don Giovanni de' Medici.Venne progettata su due ordini divisi da uno sporgente cornicione, attraversata verticalmente da due coppie di paraste scanalate con capitelli compositi, che si ripetono anche alle estremità nella parte inferiore. Nella parte inferiore si aprono tre portali con timpani triangolari che fanno pensare a una tripartizione interna in navate che non esite. Al di sopra dei timpani laterali si aprono due nicchie che contengono le statue di San Gaetano di Thiene di Balthasar Permoser e Sant'Andrea Avellino, uno dei maggiori esponenti dell'ordine, eseguita da Anton Francesco Andreozzi. Entrambe hanno un'impostazione teatrale, ma la prima presenta anche una profondità psicologica nel gesto di San Gaetano che indica la gente, oggetto della missione dei teatini, che manca completamente nella seconda.Il portale centrale è invece decorato dallo stemma dei teatini affiancato dalla personificazioni della Speranza e della Povertà, del Permoser, che richiamano le regole fondamentali dell'ordine.Il nome di Carlo de' Medici torna nell'iscrizione a caratteri cubitali che corre lungo l'alto cornicione centrale. Il registro superiore è dominato dall'oculo del rosone, sormontato dallo stemma Medici sorretto da due putti marmorei di Carlo Marcellini (1688 circa). In alto in grande timpano suggerisce la forma a capanna della basilica, mentre ai lati due volute terminano nei piedistalli di due urne con il fuoco della Fede, scolpite in marmo da Pietro Romolo Malavisti su disegno di Giovan Battista Foggini. Notevoli sono gli effetti chiaroscurali ottenuti con il sovrapporsi dei volumi, i dentelli, le profonde riquadrature.La facciata è stata restaurata due volte nel Novecento, per evitare distacchi di pietrame.L'armonioso interno, rimasto intatto, è a croce latina con navata unica e cappelle laterali, tre per lato e dotate da passaggi inetrcomunicanti. La navata è coperta con volta a botte lunettata ripartita da arconi trasversali ed è illuminata da grandi finestre con arco a tutto sesto, mentre i due bracci del transetto sono coperti con volta a botte semplice. L'abside è inquadrata da un maestoso arco di trionfo, sul quale è scolpito lo stemma teatino, dominato dalla Croce, ed è coperta da una cupoletta. All'incrocio tra navata e transetto sul soffitto si trova il monumentale stemma del Cardinale Carlo de' Medici, opera di Bastiano Pettirosso del 1631.Notevole è l'effetto di policromia, tra la pietra serena delle membrature architettoniche, il bianco della volta delle statue e dei bassorilievi, i marmi policromi del pavimento e delle tarsie decorative. La luce entra dagli ampi finestroni nella parte più alta della navata, creando effetti chiarsocurali notevoli rispetto alle cappelle in penombra.Tra la seconda e la terza cappella di sinistra si trova il pulpito ligneo sostenuto da due mensoloni con teste d'angelo e decorato da due putti-cariatidi; sotto di esso vi è la tomba di famiglia dei Cardi, ai quali appartenne il pittore Ludovico Cardi detto il Cigoli.La chiesa possiede un magnifico parato tessile mobile settecentesco a fondo bianco, che si aggiunge al parato fisso giallo e rosso risalente a un periodo a cavallo tra il Sei e il Settecento. Questo parato è straordinariamente completo ed è il terzo più antico di Firenze, dopo quello quattrocentesco della Badia Fiorentina (in velluto broccato d'oro) e quello in damasco rosso di Santa Maria Novella.Nella fascia superiore della navata si dispiega uno dei più importanti cicli scultorei del Seicento fiorentino, con una serie di statue marmoree di Apostoli e Evangelisti a grandezza superiore a quella normale. Al di sotto di ciascuna statua si trovano uno o due rilievi raffiguranti episodi della loro vita, eseguiti da vari artisti.L'accoppiamento statua-rilievo fu un motivo inedito per Firenze. Prima che tutti i rilievi fossero completati ve ne erano di provvisori in terra imbiancata, sostituiti in seguito da quelli in marmo. Di queste prove resta solo il Martirio di san simone di Giovan Battista Foggini.Sulla controfacciata si trova un arco trionfale che ricorda quello dell'altare maggiore. L'ocuolo ovale che vi si apre riprende quello in facciata solo in parte. Nel registro superiore è presente un maestoso organo costruito nel 1820 dal pistoiese Benedetto Tronci, che inglobò la struttura dell'organo seicentesco di Antonio Colonna. L'impianto scenografico con le lesene e il timpano in finta pietra faparte della cassa di risonanza dell'organo stesso e fa parte dell'intervento ottocentesco. Anche la balaustra lignea in finto marmo risale alla stessa epoca.La parte inferiore presenta, attorno al portale centrale inquadrato da colonne, quattro armadi murati e due acquasantiere scolpite del 1640, opera di Domenico Pieratti raffigurante due putti sorridenti che sostengono le vasche da una nuvoletta di marmo.Posto su un piano rialzato di pochi gradini e separato dalla navata da una balaustra (1669), l'Altare Maggiore venne consacrato il 29 agosto 1649 alla presenza del Cardinale Carlo de' Medici, anche se l'aspetto attuale risale al rinnovamento del 1675. Composto da uno stupefacente accostamento di marmi pregiati, fu disegnato da Pierfrancesco Silvani: un fondale concavo culmina con un imponente ciborio d'argento, unico resto dell'apparato monumentale offerto dalla famiglia Torrigiani in occasione della canonizzazione di San Gaetano ed opera dell'orafo fiorentino Benedetto Petrucci. Tra i marmi usati vi sono il Rosso di Francia, il Lapislazzuli, il Verde Greco, il Giallo di Siena, il Giallo Antico di Numidia, ecc. Ai lati dell'altare sono presenti gli stemmi del cardinale Domenico Maria Corsi e del Marchese Giovanni Corsi (i Corsi erano un'altra famiglia nobiliare con un palazzo in via de' Tornabuoni).Alla base dell'altare, sotto la fastosa grata in legno dorato, sono custodite le reliquie dei Santi Mario e Maria, figure oscure trasportate dalle catacombe di San Callisto nel 1615 su iniziativa della granduchessa Cristina di Lorena.Il coro si trova dietro l'altare maggiore ed è composto da un vano a base quadrata coperto da cupola. Venne completato nel 1630. La bicromia bianco/nero è qui smorzata dai fastosi parati fissi (realizzati tra la fine del Seicento l'inizio del Settecento) e dagli affreschi. Gli stalli lignei (in noce), attribuiti alla bottega di Jacopo Sani, sono distribuiti in due file ad altezze scalari e sono decorati da testine angeliche. Le due serliane sulle pareti laterali sono oggi occupate dall'organo, ma anticamente erano cantorie. Al della parete centrale è collocato il grande Crocifisso bronzeo capolavoro di Francesco Susini, dono di Don Lorenzo de' Medici. Curiosamente raffigura il Cristo in posa spirante (prima di morire, quindi con quattro piaghe, senza la ferita nel costato), una iconografia vietata dal cofondatore dei Teatini Paolo IV Carafa, un divieto che un secolo dopo era ormai cauto nel dimenticatoio. Il crocifisso è collocato in una nicchia sormontata da un pellicano simbolico, che, al pari di Cristo, si credeva si squarciasse il petto per offrire le proprie carni per nutrire la nidiata.La cupola venne affrescata da Francesco Maria Galletti con la Gloria di San Gaetano presentato alla Trinità dall'Arcangelo Michele, mentre nei pennacchi si trovano quattro allegorie: Abbondanza, Carità, Fortezza e Vittoria.Ai due lati del coro, entro due serliane originariamente adibite a cantorie, si trova l'organo a canne Mascioni opus 457. Costruito nel 1933, ha due tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera di 32.