Chiesa di Ognissanti

Borgo Ognissanti, 36-64. (Apri Mappa)
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Descrizione

La chiesa di Ognissanti domina con una facciata in stile barocco fiorentino l'omonima piazza a Firenze.La chiesa, iniziata nel 1251 faceva parte del complesso conventuale degli Umiliati, un ordine lombardo giunto a Firenze nel 1239. Anche se la loro regola era stata approvata da Papa Onorio III, l'ordine si era costituito nell'ambito dei movimenti pauperistici ai limiti dell'eresia. Gli Umiliati si affermarono come congregazione laica maschile e femminile, dedita alla perfezione evangelica ed alla povertà, ma specialmente al lavoro che era parte integrante della vita dei religiosi, impegnati soprattutto nella lavorazione della lana e del vetro. A Firenze gli Umiliati si stabilirono prima fuori città, quindi presso la chiesetta di Santa Lucia, estendendo gradualmente le loro proprietà fino a comprendere un oratorio sul borgo (cioè su una strada fuori della vecchia cinta muraria), dove fecero costruire la loro chiesa ad honorem Sanctorum Omnium e il convento; il complesso venne portato a termine nel 1260. La zona era particolarmente adatta alla lavorazione della lana, perché all'altezza della Porta alla Carraia, dove il Mugnone sfociava nell'Arno, c'era un'isoletta che formava un canale utile per ricavare l'energia idraulica per mulini e gualchiere. Per favorire tale sfruttamento, gli Umiliati costruirono la pescaia di Santa Rosa, insieme a un ricco sistema di canali. Il paesaggio urbano circostante venne caratterizzato da edifici legati all'attività dei religiosi, assieme alle case per gli artigiani ed ai tiratoi dove si tirava la lana. Per il loro prestigio, alla fine del Duecento gli Umiliati furono chiamati a ricoprire importanti cariche pubbliche. Intanto la chiesa si andava arricchendo di opere d'arte di straordinario pregio, grazie anche al mecenatismo delle famiglie del quartiere, che avevano raggiunto una solida posizione economica e sociale. Intorno al 1310 venne posta sull'altar maggiore la Maestà di Giotto, ora agli Uffizi. Nella Sagrestia sono conservate altre opere trecentesche, come una Crocifissione ad affresco di Taddeo Gaddi e la Croce di Ognissanti ritenuta fino al 2009 opera del "Parente di Giotto" o di "anonimo giottesco", in ogni caso qualcuno assai vicino a Giotto e di grandissime capacità pittoriche. Sottoposta ad accurato restauro a partire dal 2005 (Opificio delle Pietre Dure, Firenze) l'opera si è rivelata chiaramente autografa di Giotto, con una datazione collocabile al 1315 circa. Il grande crocifisso ligneo (450x360 cm, in origine più alto) era collocato in chiesa, sul presbiterio, in posizione quindi dominante la navata e i fedeli, accanto alla già citata Maestà. Dopo il lungo restauro effettuato dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, presso i laboratori della Fortezza da Basso, il 6 novembre 2010 il Crocifisso è stato ricollocato all'interno del transetto di sinistra nella cappella rialzata dedicata ai caduti. Sempre al Trecento risale lo slanciato campanile.Nel Quattrocento, lavorarono in Ognissanti Sandro Botticelli (che nella chiesa è sepolto) e Ghirlandaio.In particolare il Ghirlandaio era stato assoldato dalla famiglia Vespucci, di cui faceva parte anche il famoso Amerigo, il navigatore che diede il suo nome all'America. Per loro affrescò una Pietà e una Madonna della Misericordia (1471-1472 circa), nel secondo altare della navata destra, nella quale ritrasse i suoi committenti inginocchiati sotto il manto protettivo della Madonna. Il fanciullo ritratto appena sulla sinistra della Madonna si ritiene essere Amerigo Vespucci; accanto a lui il personaggio con il cappello bianco è Simone Vespucci, benefattore che fece fondare l'Ospedale di San Giovanni di Dio nei suoi possedimenti.Nel 1480 il Botticelli e il Ghirlandaio dipingevano due affreschi à pendant nell'abside, oggi staccati e posti al centro della navata. Il Botticelli ritrasse Sant'Agostino nello studio sulla destra, mentre il Ghirlandaio dipinse il San Girolamo nello studio a sinistra.Dal confronto dei due affreschi si può apprezzare ancora maggiormente la forza espressiva drammatica e passionaria del Botticelli, che spicca nettamente rispetto alla minuta descrizione statica e quasi goticheggiante del Ghirlandaio. Sembra di rivedere il confronto fra Masolino e Masaccio della Cappella Brancacci, anche se il Ghirlandaio è un pittore di tutt'altro spessore che ha saputo dimostrare il suo genio in altre opere (basta recarsi nell'attiguo refettorio del convento per ammirare l'affresco del Cenacolo).Una curiosità è rappresentata dalla scrittura nel libro sulla geometria posto sopra il Sant'Agostino del Botticelli: si tratta di fregi per dare l'idea di scrittura, ma su due righe, contrassegnate da una crocetta sulla sinistra, il grande pittore ha voluto inserire un piccolo divertissment. Si legge infatti: Dov'è Fra Martino? È scappato. E dov'è andato? È fuor dalla Porta al Prato. L'interpretazione di questi versi oggi propende sul carattere faceto, il grande pittore infatti, trascorrendo diverse giornate di lavoro nella chiesa aveva forse notato uno strano va e vieni di un frate e decise di sorprenderlo immortalando le sue scappatelle.Sempre nel 1480 il Ghirlandaio eseguì anche un affresco dell'Ultima Cena, un soggetto comune a molti refettori di convento nella città. Di questo lavoro è conservata anche la sinopia.Durante il secolo successivo gli Umiliati cominciarono a diminuire di numero e di prestigio, anche per il cambiamento del panorama artigianale della città, orientato ora sulla lavorazione della seta piuttosto che della lana. Nel 1571 lasciarono chiesa e convento per volere di Cosimo I e cedettero il loro cenobio ai Francescani Minori Osservanti. Questo ordine risiedeva nel convento presso la chiesa di San Salvatore al Monte, che avendo subito gravissimi danni in seguito all'assedio delle truppe imperiali del 1529, avevano potuto apportare solo restauri contingenti e sollecitavano una nuova collocazione entro le mura cittadine. I francescani portarono arredi ed opere d'arte in loro possesso e soprattutto una venerata reliquia di San Francesco D'Assisi, il saio che il santo avrebbe indossato nel 1224 quando ricevette alla Verna le stimmate (la reliquia è tuttora in loco). Subito vennero iniziati dei lavori di ristrutturazione: vennero costruiti i due chiostri, e la chiesa fu riconsacrata nel 1582 e intitolata a San Salvatore ad Ognissanti, in onore della primitiva sede dell'ordine nella chiesa di Monte alle Croci.Ai primi del Seicento, i frati fecero affrescare da Jacopo Ligozzi, Giovanni da San Giovanni ed altri pittori il chiostro grande con le Storie di San Francesco, predisponendo un paerallelismo della vita del santo con quella del Cristo, il cosiddetto alter Christus. Su questo chiostro si affacciavano la sala del capitolo, la spezieria e il refettorio. Tre pilastri otagonali invece sono tipicamente medievali, infatti appartenevano all'antica chiesa gotica. Nel 1602 sopra le porte delle celle del chiostro minore furono dipinti de medaglioni con santi e beati francescani, opera attribuita a Tommaso Pavietti.Nel 1634 si provvedette alla pavimentazione in pietra dei due chiostri (restaurata nel 1772 e nel 1966 dopo l'alluvione).Con il nuovo secolo si approntarono dei rinnovamenti radicali che determinano anche oggi l'aspetto della chiesa. Furono creati nuovi altari, dipinti e sculture. Il coro dei monaci venne distrutto e al suo posto fu realizzato l'altar maggiore in pietre dure, su disegno di Jacopo Ligozzi.Nel 1637 era stata portata a compimento, in pietra serena, la facciata su disegno di Matteo Nigetti nel sobrio stile barocco fiorentino (ricostruita nel 1872 in travertino e coronata dal grande stemma di Firenze). Sopra il portale fu posta la terracotta invetriata cinquecentesca con l'Incoronazione della Madonna e santi, attribuita a Benedetto Buglioni. Nel 1770 Giuseppe Romei dipinse la volta con la Gloria di San Francesco.Dopo una prima soppressione nel 1810, il convento fu definitivamente soppresso nel 1866, e dal 1923 divenne sede della caserma dei Carabinieri, che ancora si affaccia su Via Borgo Ognissanti. I Francescani si riappropriarono però in parte della loro antica sede nel 1885, mantenendo poi in vita la comunità.