Museo Casa di Michelangelo Buonarroti

Via Ghibellina 70. (Apri Mappa)
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Descrizione

Casa Buonarroti è il museo su Michelangelo a Firenze, ospitato nel palazzo della famiglia Buonarroti in via Ghibellina all'angolo con via Buonarroti.Michelangelo non era nato qui, ma a Caprese in provincia di Arezzo, quando suo padre Ludovico di Leonardo, seppur fiorentino, si era trasferito per ricoprire una carica pubblica. Non è nemmeno l'unica residenza abitata da Michelangelo in città, che furono più di una, ma qui, nel 1508, egli aveva fatto acquistare, da Roma, al nipote Leonardo tre piccoli appezzamenti confinanti. Fu dunque Leonardo, figlio di Buonarroto fratello minore di Michelangelo, a scegliere e successivamente, negli anni 1546-1553, a far edificare il palazzo, che dunque l'artista "divino" non abitò né vide mai. L'edificio fu poi ampliato e restaurato nelle attuali forme nel 1612 dal figlio Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del grande artista. Qui ha poi abitato per secoli la famiglia Buonarroti.Il Giovane utilizzò un progetto che comprendeva due disegni dello stesso Michelangelo e nella decorazione interna fece celebrare ampliamente il famoso prozio con un preciso programma decorativo. L'ultimo discendente, Cosimo, costituì nel 1858 l'edificio e le raccolte d'arte in esso contenute in Ente morale (dei fatti documentava un tempo una memoria posta sul fronte del palazzo), ponendo le basi di quell'attivo Museo di Casa Buonarroti che ancora oggi gestisce, come Fondazione, la proprietà.Nel 1950 l'edificio fu oggetto di un parziale e comunque importante restauro promosso da Giovanni Poggi e da un comitato cittadino, ad esclusione del secondo piano, che già aveva ospitato il Museo Storico Topografico Fiorentino e che in seguito era stato adibito ad appartamenti per abitazione privata. Riaperta al pubblico la casa il 26 maggio 1951, si dovette attendere il 1964, in concomitanza con il quarto centenario della morte dell'artista, per vedere l'edificio interessato da un più radicale intervento promosso dai Ministeri della Pubblica Istruzione e dei Lavori Pubblici e diretto dall'architetto Guido Morozzi, con lavori di adattamento interno per il museo e per la fondazione che portarono (nonostante i progetti elaborati nei decenni precedenti per arricchire il fronte reputato troppo semplice in relazione alla ricchezza degli interni) ad esaltare l'essenzialità del prospetto. Negli interni, oramai del tutto liberati da inquilini, fu tra l'altro, in questa occasione, recuperata la cinquecentesca sala d'ingresso (fino a quel momento suddivisa da tramezzi e corridoi) e, all'ultimo piano, una bella loggia già tamponata.Durante l'alluvione del 4 novembre 1966 la struttura subì purtroppo ingenti danni, rendendo necessari ulteriori interventi prontamente effettuati entro l'ottobre dell'anno successivo a interessare sia i prospetti esterni sia gli spazi interni terreni.L'edificio, organizzato su tre piani per una estensione di otto assi, nasce da una serie di accorpamenti, che raggiunsero la loro forma attuale a partire quindi dal 1612. Il prospetto mostra le finestre incorniciate da modini in pietra, poggiate su ricorsi ugualmente in pietra. Sul portone di via Ghibellina è un busto raffigurante Michelangelo, di Clemente Papi e Lodovico Caselli, del 1875, modellato su un celebre ritratto di Daniele da Volterra ora al Bargello. Sulla cantonata è uno scudo con l'arme dei Buonarroti (d'azzurro, alla gemella in banda d'oro; con il capo cucito d'Angiò, abbassato sotto il capo di Leone X).Nello stesso periodo si aprì negli interni un importante cantiere volto alla definizione di un ciclo di affreschi celebrativi, terminato venticinque anni dopo (1637) a interessare in special modo la Galleria e le tre sale successive, con il coinvolgimento dei maggiori artisti allora attivi a Firenze, tra i quali l'Empoli, Giovanni Bilivert, Cristofano Allori, Domenico Passignano, Artemisia Gentileschi, Pietro da Cortona, Giovanni da San Giovanni, Francesco Furini e Jacopo Vignali. Il ciclo esalta Michelangelo attraverso gli episodi più significativi della sua vita (Galleria), quindi passa a celebrare altri personaggi della famiglia (stanza della Notte e il Dì), e a glorificare la città di Firenze attraverso la rappresentazione dei suoi santi (camera degli Angioli) e dei suoi uomini illustri (biblioteca).L'aspetto esterno del palazzo è piuttosto semplice, si distingue solo il portale, sovrastato da un busto in bronzo, copia del ritratto di Michelangelo fatto da Daniele da Volterra e conservato alla Galleria dell'Accademia di Firenze.Il principale motivo di interesse è la bella collezione di opere dell'illustre scultore raccolta nei secoli dai discendenti, a partire dai figli di suo fratello (Michelangelo non ebbe mai figli). Oltre ad una poco conosciuta collezione archeologica con materiali vari al primo piano è esposto un busto di Michelangelo opera dell'amico Daniele da Volterra.Nelle sale successive al primo piano, una è dedicata ai modelli in cera e in bronzo usati dall’artista (fra cui quello del progetto abbandonato dell’Ercole di Piazza della Signoria, poi realizzato da Baccio Bandinelli), mentre in un’altra sono esposti a rotazione i disegni della vasta collezione del museo. Negli ambienti nobiliari sono stati eseguiti degli affreschi nel Seicento che esaltano la vita e le opere di Michelangelo (particolarmente suggestiva è la Galleria o lo studiolo di Michelangelo il Giovane), oppure sono presenti opere che documentano l’influenza dello stile di Michelangelo sugli artisti successivi. È esposto anche un modellino dell'imbracatura che servì per spostare il David da Piazza della Signoria al Museo dell'Accademia nel 1872.Spiccano senz'altro le opere michelangiolesche, in particolare due opere giovanili interessanti per capire l'evoluzione stilistica del maestro: il raffinato bassorilievo della Madonna della Scala, prima opera documentata, del 1490-92, ispirata a Donatello, e soprattutto la Centauromachia o Battaglia dei centauri, scolpita a soli 16 anni.L'ispirazione per questa opera è data dai bassorilievi dei sarcofagi romani, ma il fortissimo dinamismo è una novità tipica di Michelangelo. Già in questa opera precoce la conoscenza dell’anatomia è notevole e risalta la predilezione per le figure in movimento, che sprigionano una grande forza espressiva.È esposto anche il torso di una divinità fluviale (fusione metallica) e un modello in legno del progetto di Michelangelo per la facciata della basilica di San Lorenzo, progetto mai realizzato.