Palazzo Nonfinito - (Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia)

Via del Proconsolo, 65-79. (Apri Mappa)
(75)

Descrizione

Il Museo nazionale di antropologia ed etnologia a Firenze si trova in via del Proconsolo in palazzo Nonfinito.Collocato nelle vicinanze del duomo, fu iniziato nel 1593 per Alessandro di Camillo Strozzi, ma come lascia intendere il nome, rimase incompiuto.Nel medioevo si trovavano qui la loggia della famiglia Ferrandini e la bottega di uno speziale, che furono abbattute con dispiacere della popolazione locale, come riporta una cronista dell'epoca.Alessandro Strozzi comprò in questo sito una casa da Camillo de' Pazzi, il padre di santa Maria Maddalena de' Pazzi, e una bottega, che vennero demolite per far spazio a un nuovo grande palazzo.L'architetto incaricato dell'opera fu Bernardo Buontalenti, artista di corte, che iniziò l'opera, secondo l'iscrizione sulla cantonata dell'edificio, il 15 luglio 1593.Il Buontalenti iniziò il pian terreno, dove ancora oggi si riconosce la sua mano nei frontespizi accartocciati e nelle sinistre figure nei timpani delle finestre inginocchiate, come animali minacciosi appollaiati ad osservare i passanti. Anche il portone su Borgo degli Albizi gli viene attribuito.Nel 1596 Alessandro passò una parte del palazzo al fratellastro Roberto, per poi vendergli l'intera proprietà l'anno successivo. Poco tempo dopo (1600) l'architetto Buontalenti si ritirò dall'impresa a causa dei contrasti con il figlio di Alessandro, Camillo, e con Santi di Tito, l'architetto che era impegnato nella costruzione dello scalone.I sinistri mostri alati nei timpani delle finestre al pian terreno diedero impulso alla leggenda, più tarda, secondo la quale lo Strozzi avrebbe fatto una patto con il diavolo, il quale maledicendo l'edificio ne avrebbe impedito il completamento per sempre.Gli successe per un breve periodo Vincenzo Scamozzi, originario di Vicenza, che si dedicò al piano nobile, proponendosi di raccordarsi alla parte inferiore in un secondo momento.Lavorarono al palazzo in quel periodo anche Ludovico Cardi detti il Cigoli (probabile autore del cortile, 1604) e Giovan Battista Caccini (portale monumentale su via del Proconsolo). Alla morte dello Scamozzi gli subentrò nel cantiere Matteo Nigetti. Tutti questi architetti reinterpretarono ciascuno a suo modo il progetto originario del Buontalenti, senza raccordarsi unitariamente. La facciata è quindi asimmetrica con un enorme portale centrale e con un cornicione interrotto a sinistra e ripreso a destra a un'altezza diversa. In ogni caso l'esterno ha un suo fascino per la forte plasticità degli elementi che lo compongono, dando all'insieme la valenza di un grande volume scultoreo. Alla fine l'opera venne di nuovo interrotta per problemi finanziari.Particolarmente interessante è il cortile, con influenza venete forse ispirate dallo Scamozzi, reinterpretate con elementi tipicamente fiorentini, come le serliane e le colonne doriche. In una nicchia, prospettivamente realizzata davanti all'ingresso principale, si trova un gruppo marmoreo cinquecentesco con Perseo e il drago.Il secondo piano non fu mai realizzato, così lo stemma degli Strozzi si trova al primo piano all'angolo con Borgo Albizi.Passato all'inizio del XIX secolo a un certo Guasti, nel 1814 il palazzo fu ceduto al Governo Toscano, che vi installò il dipartimento agli Interni e la direzione di Polizia, che usava una porticina segreta mascherata da un finto bugnato al pian terreno per far passare i suoi informatori (non è l'unica del genere a Firenze, anzi se ne trovano in numerosi palazzi, conducenti di solito a magazzini o a passaggi secondari di vario genere). Nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871) vi fu sistemato il Consiglio di Stato e, in seguito, la direzione Poste e Telegrafi, finché nel 1869 il senatore Paolo Mantegazza vi fondò il Museo nazionale di antropologia ed etnologia, accresciuto in seguito da Aldobrandino Mochi e Nello Puccioni.Di fronte al palazzo, al numero 5, si trovava la Libreria Editrice Felice Paggi, già dalla fine del 1846.Subì alcuni danni durante il conflitto mondiale e venne restaurato nel 1948, oggi appartiene all'Università di Firenze che oltre alla sezione antropo-etnologica del Museo di storia naturale vi tiene l'Istituto di antropologia.Nel 1922 venne ri-fondato il primo museo italiano dedicato all'antropologia ed alla ricerca etnografica. Gestito dall'Università di Firenze, ha un enorme patrimonio distribuito su 25 sale che copre la gran parte delle popolazioni del pianeta, dalle culture africane (in special modo dalle ex-colonie italiane quali Libia e Somalia, ma anche Etiopia e Africa sub-sahariana), a quelle asiatiche (soprattutto Indonesiana, ma anche delle steppe mongoliche e degli Ainu del Giappone), dalle isole dell'Oceania alle tribù indigene dell'Amazzonia.I reperti iniziarono a confluire fin dall'epoca dei granduchi medicei, attratti da qualsiasi curiosità scientifica, fino alle numerose spedizione dei secoli successivi, fra le quali spicca la terza spedizione di Sir James Cook.È anche esposta una serie di strumenti antropometrici usati per misurare le caratteristiche anatomiche degli individui.